Aldo Bardusco

(Milano 13 maggio 1937 – Milano 14 ottobre 2016)

 

Aldo Bardusco nasce a Milano il 13 maggio 1937. Cresce in una famiglia intellettualmente vivace, che gli trasmette da subito la passione per i libri come strumenti inesauribili di conoscenze variegate e articolate, alla scoperta di mondi e personaggi sconosciuti. La sua infanzia è, però, duramente segnata dagli anni della guerra e dai continui trasferimenti alla ricerca di luoghi più sicuri in cui vivere. L’atmosfera di grandi città come Milano, Padova e Venezia si alterna a quella di borghi di campagna, più riparati dai devastanti bombardamenti.

Fin da adolescente mostra uno spiccato interesse per gli studi umanistici, e in particolare per la storia dei popoli e delle nazioni, dall’antichità all’Età moderna; ma anche una passione per la storia minuta, quella delle persone comuni che abitano piccoli paesi, vite immerse in un alternarsi incessante di momenti lieti ed eventi tragici.

Dopo la laurea in Giurisprudenza, ottenuta presso l’Università di Padova nel novembre del 1959, torna in Lombardia per intraprendere la carriera accademica ed esercitare la professione forense.

Dal 1961 collabora con il Prof. A. Amorth presso l’Istituto di Diritto pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano. Nel 1969 acquisisce la libera docenza in Diritto amministrativo e diventa Professore incaricato in Diritto regionale e degli enti locali a Scienze Politiche, nonché di Contabilità dello Stato a Giurisprudenza, sempre a Milano.  

In questi anni i suoi interessi scientifici abbracciano le diverse branche del diritto pubblico: dal diritto costituzionale al diritto amministrativo, passando per il nascente diritto regionale. Così, nel 1967 pubblica la monografia sul rapporto tra cittadini e partiti politici (L’ammissione del cittadino ai partiti, Cisalpino), e scrive diversi articoli sulla Pubblica amministrazione e sui servizi pubblici, come I contratti delle aziende municipali per il Foro Amministrativo, nel 1968. Una produzione poliedrica con un occhio sempre attento ai profili comparatistici, come testimoniava già un saggio del 1963 su La distribuzione dell’energia elettrica in Francia, per la rivista Impresa Pubblica, il cui valore, anche sul piano comparativo, si apprezza soprattutto in relazione al momento politico italiano di allora: la svolta del primo centro-sinistra, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, un progressivo ampliamento del ruolo dello Stato nell’erogazione dei servizi.

Negli anni Settanta si occupa assiduamente della stagione del regionalismo italiano, sia come materia d’insegnamento sia con diversi contributi scientifici. Tra i tanti saggi e articoli vertenti sulla complessa struttura normativa che caratterizzò l’istituzione delle Regioni, si segnalano in particolare il Commento allo statuto della Regione Lombardia, curato con Vittorio Italia nel 1973, e la monografia Lo Stato regionale italiano (Giuffrè, 1980), che rappresenta il portato di un decennio di studi e riflessioni sulle opportunità e sulle difficoltà cui questa svolta istituzionale era andata incontro.

Intanto la carriera procede all’interno dell’Università di Milano. A seguito della vittoria nel concorso a cattedra nel 1980, assume la qualifica di Professore ordinario di Diritto regionale e degli enti locali presso la Facoltà di Scienze Politiche, che manterrà fino al 1997. Nell’ambito della Facoltà, durante lo stesso arco temporale, è Presidente del Consiglio del Corso di Laurea ad indirizzo politico-amministrativo. La produzione scientifica continua ad approfondire le problematiche del regionalismo (in particolare con il volume La Regione Lombardia, Giuffrè 1981), ma spazia anche su tematiche attinenti alla teoria dello Stato, ai partiti politici, ai diritti individuali e sociali (con una speciale attenzione per quelli legati all’identità personale e alla salute), al regime giuridico della produzione e distribuzione dell’energia, ai contratti stipulati dalla Pubblica amministrazione, alla normativa sulla tutela ambientale.

Verso la fine degli anni Novanta attività didattica e impegno intellettuale approdano ad un importante cambiamento. Aldo Bardusco è tra i fondatori della Facoltà di Giurisprudenza del nuovo Ateneo di Milano-Bicocca, titolare della cattedra di Diritto costituzionale. Qui i suoi interessi per il Diritto comparato possono manifestarsi appieno. Dal 2002 al 2010 insegna anche Diritto pubblico comparato, improntando le sue lezioni alla volontà di rendere la materia più viva possibile. Si preoccupava costantemente di stimolare l’attenzione degli studenti, cercando di sollecitarli con una metodologia di insegnamento che puntava sul massimo coinvolgimento. Spesso le sue lezioni prendevano spunto da un articolo di giornale, dalla cronaca di un evento eccezionale o anche dal racconto di un episodio marginale, talvolta vissuto in prima persona. Insomma, dalla grande politica internazionale ai dettagli della vita quotidiana, tutto era utile per trasmettere agli studenti la curiosità intellettuale e la voglia di capire i fenomeni al di là delle convenzioni. Amava interpretare la comparazione giuridica come crocevia del portato storico delle nazioni, dei caratteri dei popoli e delle lotte culturali e politiche per l’affermazione dei valori di una civiltà. Per i suoi giovani collaboratori a Milano-Bicocca, compreso chi scrive queste brevi note, questa sua impostazione degli studi giuridici ha costituito una palestra di grande importanza, una fondamentale occasione di crescita. Bisognava essere sempre informati su tutto, anche sulle novità che toccavano ordinamenti un po’ eccentrici rispetto ai consueti. In qualunque momento si doveva essere pronti ad una articolata discussione su questo o quel tema che la realtà proponeva, soprattutto se meritava il coinvolgimento degli studenti.

Fu essenzialmente con questo spirito che nei primi anni Duemila ebbe l’idea del volume Costituzioni Comparate, edito da Giappichelli e periodicamente aggiornato nel corso degli anni. Desiderava, appunto, offrire ai lettori, e in primis agli studenti universitari, un’occasione di approfondimento su alcuni ordinamenti costituzionali che, nelle loro analogie e differenze, costituiscono dei modelli imprescindibili per comprendere il costituzionalismo occidentale: il Regno Unito, gli Stati Uniti (scritto da lui), la Svizzera, la Germania, la Francia e la Spagna. Chiamò a partecipare a questa iniziativa editoriale alcuni di quei giovani collaboratori a Milano-Bicocca (Giulio Vigevani, Claudio Martinelli e Federico Furlan), un gruppo che aveva contribuito a creare, cementare e fare crescere nel corso degli anni, e le stimatissime Miryam Iacometti e Maria Paola Viviani Schlein, con la quale nei lunghi anni trascorsi a Scienze politiche aveva instaurato un’amicizia profonda e duratura.

Il taglio da dare ai singoli contributi era coerente con la sua idea della comparazione giuridica: un’analisi degli ordinamenti costituzionali capace di traguardare la forma delle norme giuridiche con il background storico-culturale di ciascuna nazione, alla ricerca di chiavi interpretative solide e durevoli. Una lezione che gli autori di quel volume intendono continuare ad applicare anche in futuro.

Claudio Martinelli