Pier Giorgio Lucifredi*

(Genova 15/12/1939 – Genova 25/04/2000)

Nato a Genova, primogenito di Roberto Lucifredi e Maria Emilia Peterlongo, entrambi giuristi, versati, il primo, nel Diritto pubblico e, la seconda, nel Diritto romano, Pier Giorgio, praticamente dall’età scolare, cresce nella temperie politico-istituzionale dell’immediato dopoguerra (il padre avvocato e docente nell’Ateneo genovese è autore nel 1945 di uno studio dedicato all’Assemblea costituente e sarà parlamentare per la Democrazia Cristiana per molte legislature già a far data dal 1948).

A ventidue anni Pier Giorgio si laurea in giurisprudenza a Genova sotto la guida di Carlo Cereti, discutendo una tesi sulle crisi di governo nei regimi parlamentari: tema che riflette già chiaramente non solo le inclinazioni di studioso del Nostro, ma anche il suo interesse peculiare per il funzionamento concreto delle istituzioni politiche con il sincretismo tipico della giuspubblicistica francese del ’900, da lui peraltro approfondita ed analizzata in molteplici occasioni. Tanto che non sarebbe stato inappropriato attribuire anche al giovane Lucifredi il giudizio critico espresso da Mirkine-Guetzevich nei confronti di “coloro che non vedono nella vita costituzionale che il gioco delle regole, che non vedono nel ‘costituzionale’ che il solo ‘giuridico’”.

Questa sua vocazione, Pier Giorgio ha quindi modo di assecondare, collaborando a Roma, nella Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, con Egidio Tosato, di cui diviene Aiuto: e in effetti, nell’illustre costituzionalista vicentino, bene si assommavano le esperienze di fervido combattente politico, di vivace protagonista dell’Assemblea costituente e del mondo parlamentare, nonché di acuto conoscitore delle problematiche costituzionali e istituzionali del Paese in via di ricostruzione.

Nel 1968, Pier Giorgio consegue la libera docenza in Diritto costituzionale; ed è anche l’anno del suo primo organico cimento scientifico svolto intorno al tema dell’iniziativa legislativa parlamentare, mentre la sua attività d’insegnamento universitario si snoda dapprima come incaricato presso l’Università degli Studi Sociali Pro Deo (in origine Istituto di Studi Superiori ed in seguito LUISS) e, a seguito della vittoria concorsuale, come titolare della Cattedra di Diritto costituzionale nell’Università di Genova, in cui è chiamato nel 1972 e dove resterà fino alla sua scomparsa: non rinunciando per qualche tempo (fino a quando un’impietosa malattia glielo impedirà) al magistero didattico romano, e continuando a vivificare la sua vena comparatistica con viaggi di studio presso Università straniere (di Ginevra, Leyden, Strasburgo, Granada, Santader, Buenos Aires …).

Peraltro, tra le due anime gius-culturali di Pier Giorgio, quella pubblicistica interna e quella comparatistica, per tutto il corso della sua, ahimè immaturamente interrottasi, parabola scientifica, non si saprebbe riconoscere la prevalente, ad ulteriore conferma di quanto sarebbe innaturale un sostanziale divorzio tra di esse.

Della prima, comunque, non saprei dire meglio di quanto ebbi già a sottolineare solo poche settimane dopo la Sua dipartita e cioè che vi appare preponderante l’afflato civile, oltreché dottrinale (non si dimentichi anche l’impegno in quegli anni come “primo cittadino” di un Comune del Ponente ligure da cui provenivano “li Sui maggiori”), tanto è vero che è soprattutto “all’eterno dibattito di casa nostra sulle riforme del sistema” che egli offre, “in più di un’occasione il suo contributo, intervenendo sia a livello scientifico, sia nella più disincantata sede della pubblicistica politica”.

Trattando dell’anima comparatistica, quale specificamente si intende ricordare in questa sede, va rimarcata, oltre ad una non comune (nemmeno tra i comparatisti) dimestichezza con diverse lingue straniere, soprattutto la singolare capacità di scandaglio critico, da cui trapela, talora, un intendimento quasi terapeutico di fronte allo scadente rendimento delle istituzioni nazionali.

In questo quadro, si collocano, dunque, i numerosi contributi di diritto costituzionale comparato come le fitte edizioni di vari sistemi stranieri, divenuti un vero e proprio must nella materia, o ancora l’Atlante costituzionale, più volte ripreso ed ampliato, e naturalmente la ricerca sulle forme di governo ed i sistemi elettorali. Ma non per ultima va considerata l’idea di innestare negli studi di Giurisprudenza interessi didattici allora caratteristici dei soli corsi di Scienze Politiche. Denominato inizialmente, quasi sottotono, “diritto costituzionale speciale”, il “diritto costituzionale comparato” (cogliendosi da parte di chi scrive l’occasione della riforma curriculare) entrerà poi a pieno titolo nella formazione obbligatoria anche di futuri giudici, avvocati e notai (ciò che si ritiene possa essere stato il più intenso omaggio alla memoria del Maestro).

Comparatista fine e calibrato, attento, come si suole ora dire, alla circolazione dei modelli, critico pacato e spiccatamente dotato di un’attitudine alla sintesi chiara ed esaustiva, Pier Giorgio Lucifredi resta vivo nel ricordo di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e la fortuna di essergli consueto non solo come Studioso di vaglia, ma anche come Uomo a cui le traversie, anche assai dolorose, della vita non sono riuscite mai ad appannare l’attaccamento a doveri e a valori, tra cui in particolare la docenza come servizio e come dono di sé.

Pasquale Costanzo

*La foto è stata cortesemente resa disponibile dal prof. Daniele Granara