di Nicola Pisciavino

Il piano d’azione dei primi cento giorni di Amministrazione, presentato da Donald J. Trump durante la corsa alla Casa Bianca, prevedeva una lista di iniziative da adottare to make America great again[1], tra cui la riduzione della pressione fiscale, tanto per le imprese, assoggettate ad una aliquota legale tra le più alte al mondo che disincentiva gli investimenti esteri[2], quanto per la middle class americana.

Per suggellare i primi cento giorni di presidenza, Gary Cohn, consigliere economico di Trump[3], e Steven Mnuchin, Segretario al Tesoro, hanno esposto le linee guida di quello che potrebbe essere the biggest individual and business tax cut in American history. Una riforma epocale ad oltre trent’anni di distanza dal Tax Reform Act del 1986 con cui Reagan, grazie al supporto bipartisan di Democratici e Repubblicani, intervenne sul sistema fiscale americano che, sin dalla ratifica del XVI emendamento alla Costituzione avvenuta nel 1913[4], prevede una tassa progressiva sul reddito, sia per le imprese che per le persone fisiche.

Al momento, però, le informazioni diffuse da Cohn e Mnuchin sono scarne; si tratta di dodici buone intenzioni. Ad ogni modo, i punti principali sono i seguenti: riduzione del corporate tax rate dall’attuale 35% al 15% (stessa percentuale per le pass-through entities[5]) con l’eliminazione dell’alternative minimum tax (AMT)[6]; tre aliquote per la personal income tax (10%, 25%, 35%; non è stato stabilito a quali scaglioni di reddito andrebbero applicate)[7]; superamento del worldwide tax system a favore del territorial tax system; abrogazione della death tax, della estate tax[8] e del prelievo del 3,8% sulle rendite da capitale per finanziare l'Obamacare (Obamacare tax, peraltro non prevista dall’Affordable Care Act); condono sul rimpatrio del denaro detenuto all’estero, probabilmente con l’applicazione di una aliquota del 10%[9].

Come si può notare, delle misure protezionistiche promesse in campagna elettorale non vi è più alcuna traccia. Difatti, la border adjustment tax è stata espunta dalle linee guida, in quanto rischia di essere incompatibile col principio di non discriminazione su cui si fonda il WTO, sebbene rappresenti uno dei pilastri della House Blueprint proposal[10] presentata un anno fa da Paul Ryan, speaker della House of Representatives, e con cui dovrà fare i conti il tycoon. Il terreno di scontro sarà proprio la tassa di confine che, secondo i Repubblicani, permetterebbe di coprire, seppur parzialmente, il mancato gettito dovuto alla riduzione della tassazione e renderebbe la riforma fiscale neutrale, cioè senza alcuna incidenza sul debito pubblico.

A questo punto, occorre porsi due domande.

La prima è: il piano fiscale che potrebbe delinearsi in base alle linee guida è sostenibile da un punto di vista finanziario?

Cohn e Mnuchin hanno affermato che l’alleggerimento della pressione fiscale innescherebbe una spirale virtuosa tale da favorire una crescita economica superiore al 3%, che a sua volta permetterebbe di coprire le mancate entrate. In pratica, si tratterebbe del ritorno in auge della Curva di Laffer che pone in relazione la pressione fiscale e il gettito fiscale. Di recente, lo Stato del Kansas ha sperimentato la ricetta di Arthur Laffer, ma i risultati non sono stati positivi: l’economia ha ristagnato e il surplus si è trasformato in un consistente deficit[11].

Secondo il fact check di un organo indipendente americano, il Committee for a Reponsible Federal Budget, il piano potrebbe costare 5,5 trilioni di dollari in dieci anni e senza le adeguate compensazioni rischierebbe di fare aumentare il debito pubblico fino al 111% del PIL entro il 2027. Inoltre, affinché possa garantire le coperture del piano fiscale, la crescita economica dovrebbe essere costante al 4,5%, cioè di gran lunga superiore rispetto alle previsioni attuali, che si attestano sull’1,8%.

A ciò si aggiunga che, sulla base di uno studio della US Tax Foundation, il piano fiscale di Trump comporterebbe dei benefici, in particolare, per i redditi più alti. Difatti, dalla riduzione della tassazione, i contribuenti rientranti nei primi quattro quintili (80%) otterrebbero un incremento del reddito netto compreso tra lo 0,8% e l’1,9%, mentre per i contribuenti appartenenti al quinto quintile l’incremento sarebbe compreso tra il 4,4% e l’8,7%. Il vantaggio più consistente, però, lo otterrebbero i contribuenti più ricchi (1%) con un incremento reddituale compreso tra il 10,2% e il 16%[12], con le classi meno abbienti che riceverebbero solo un vantaggio indiretto dal c.d. sgocciolamento verso il basso (trickle down economics).

La seconda domanda è: il piano riuscirà ad ottenere l’avallo dei Repubblicani al Congresso?

Siamo solo all’inizio del percorso verso l’approvazione del piano fiscale che, senza dubbio, incontrerà l’opposizione democratica, ma anche tra gli stessi Repubblicani non avrà vita facile, in quanto notoriamente contrari ai tagli che comportino un incremento del deficit, come dimostrato nel corso della Presidenza Obama. Le difficoltà maggiori potrebbero emergere al Senato, dove i Repubblicani godono di una maggioranza di cinquantadue voti, contro i quarantotto dei Democratici. Tra gli strumenti a disposizione per evitare l’ostruzionismo della minoranza (filibustering), che prolungherebbe il dibattito senza limiti di tempo, alla Camera alta vi è la possibilità di presentare una cloture motion[13], firmata da almeno sedici senatori e approvata con una maggioranza dei tre quinti dei membri, che permetterebbe di ridurre la discussione ad un massimo di trenta ore, entro le quali procedere alla votazione. Tuttavia, al vantaggio in termini di tempo non si affiancherebbe la certezza dell’approvazione del provvedimento, atteso che i tre quinti dei membri del Senato corrispondono a sessanta senatori che, come già sottolineato, sono otto in più rispetto agli attuali senatori del Grand Old Party. Si potrebbe, quindi, ricorrere al budget reconciliation process[14], creato col Congressional Budget Act nel 1974, che permette di approvare le misure fiscali, a determinate condizioni, con la sola maggioranza semplice.

È forse troppo presto per fare previsioni. I primi segnali di ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi sono emersi pochi giorni fa nel corso della presentazione del primo budget dell’Amministrazione Trump, denominato A New Foundation for American Greatness. La direzione sembra essere chiara: tagli ai programmi di assistenza ai poveri, ai sussidi per l’istruzione superiore, ai buoni alimentari per gli indigenti, drastico taglio alle rinnovabili, aumento delle spese militari[15] e, infine, un trucco – o un errore? – contabile. Due trilioni di dollari derivanti dalla crescita economica sono stati conteggiati due volte: a copertura sia delle mancate entrate dovute alla riduzione della tassazione sia del deficit. Un errore che, secondo l’ex Segretario al Tesoro dell’Amministrazione Clinton, Lawrence Summers, se fosse stato commesso da uno studente di economia ne avrebbe comportato la bocciatura[16].

 

[1] Si legge nel piano: «An economic plan designed to grow the economy 4% per year and create at least 25 million new jobs through massive tax reduction and simplification, in combination with trade reform, regulatory relief and lifting the restrictions on American energy. The largest tax reductions are for the middle class. A middle-class family with two children will get a 35% tax cut. The current number of brackets will be reduced from seven to three, and tax forms will likewise be greatly simplified. The business rate will be lowered from 35% to 15%, and the trillions of dollars of American corporate money overseas can now be brought back at a 10% rate».

[2] A. Kiyutsevskaya, P. Trunin, Trump’s Economic Plan: The Estimated Future Effects, in Monitoring of Russia's Economic Outlook. Moscow, 2017, No. 5, p. 7 (fig. 1) (3 aprile, 2017).

Nel budget for fiscal year 2018, si sottolinea ulteriormente che «the corporate tax rate in the United States is the highest in the Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) and one of the highest in the world. While the Federal corporate income tax in the United States is 35.0 percent, after including State taxes, the rate is 38.9 percent. This compares to an average top marginal tax rate of 22.5 percent worldwide and 24.7 percent in the OECD. As long as our corporate tax rate is well above other nations, businesses will have the incentive to locate overseas, and America will continue to lose out on both jobs and tax revenue» (p. 7).

[3] Direttore del National Economic Council ed ex presidente di Goldman Sachs registrato come elettore democratico, ma che ha fatto donazioni anche ai Repubblicani.

[4] L'emendamento recita: «Il Congresso avrà la facoltà di imporre e riscuotere tasse sui redditi derivanti da qualunque fonte, senza ripartirle tra i vari Stati e senza dover tenere conto di alcun censimento». Per un approfondimento della tassazione federale in prospettiva storica, si veda L.A. Talley, CRS Report on History of Federal Taxes, in www.taxhistory.org, 2001.

[5] Si tratta di una particolare modalità di tassazione in base alla quale il reddito delle società (a responsabilità limitata) passa attraverso le stesse e viene tassato a livello dei singoli soci applicando l’aliquota individuale, con lo scopo di evitare la doppia imposizione.

[6] L’Alternative Minimum Tax (AMT), introdotta nel 1969, è tesa ad evitare che i contribuenti più ricchi riducano la loro base imponibile a tal punto da farla scendere sotto una soglia minima mediante il ricorso a tutta una serie di deduzioni. Si tratta di un reddito imponibile ordinario corretto che non tiene conto di alcune esenzioni personali. Il tasso applicato è del 26% o del 28%, in base al reddito. L’AMT si applica esclusivamente all’ammontare in eccesso rispetto alle tasse determinate in base al reddito ordinario. È prevista anche per le imprese.

[7] Per il 2017, gli scaglioni (single taxable income tax brackets and rates) sono sette: 10% (fino a 9.325$), 15% (da 9.325$ a 37.950$); 25% (da 37.950$ a 91.900$); 28% (da 91.900$ a 191.650$); 33% (da 191.650$ a 416.700$); 35% (da 416.700$ a 418.400$); 39,6% (da 418.400$ in su). Per coloro che sono coniugati e presentano la dichiarazione congiunta dei redditi, gli scaglioni (married filing joint taxable income tax brackets and rates) sono sette: 10% (fino a 18.650$), 15% (da 18.650$ a 75.900$); 25% (da 75.900$ a 153.100$); 28% (da 153.100$ a 233.350$); 33% (da 233.350$ a 416.700$); 35% (da 416.700$ a 470.700$); 39,6% (da 470.700$ in su) (Fonte: www.taxfoundation.org/2017-tax-brackets).

Il piano fiscale proposto in campagna elettorale prevedeva i seguenti scaglioni: 12% (fino a 37.500$), 25% (da 37.500$ a 112.500$), 33% (da 112.500$ in su).

Per un’analisi comparativa dettagliata di tutte le proposte presentate, si veda Comparison Chart of Trump Tax Plan and House Republican Blueprint, consultabile al seguente indirizzo: www.bna.com/uploadedFiles/BNA_V2/Tax/PDFs/22434%20TM%20Comparison%20Chart%20of%20Trump%20Tax%20Plan%20011617.PDF.

[8] Per un approfondimento relativo all’estate tax e all’inheritance tax, si veda M. Scarboro, Does Your State Have an Estate or Inheritance Tax?, in www./taxfoundation.org/state-estate-inheritance-tax.

[9] Secondo una ricerca dell’AXA IM, il precedente American Jobs Creation Act del 2004 portò al rimpatrio di quasi 360 miliardi di dollari, su oltre 800 miliardi di dollari detenuti all’estero (45%). Questa volta, invece, secondo le stime, la liquidità detenuta all’estero dalle imprese americane oscillerebbe tra 1.000 e 3.000 miliardi di dollari e la percentuale del rimpatrio potrebbe essere del 60%. (La riforma fiscale per le imprese secondo Trump. Cosa devono attendersi le imprese americane dalla riforma fiscale?, consultabile al seguente indirizzo: https://blog.axa-im.it/medias/sites/5/2017/03/2017-03-13-Corporate-Trumpformer.pdf).

[10] La proposta è contenuta all’interno di un piano di riforme denominato A better way. In dettaglio, l’House Blueprint proposal prevede: la riduzione dell’aliquota legale per le imprese (dal 35% al 20%) e degli scaglioni di reddito per le persone fisiche (da sette a tre, con le aliquote del 12%, del 25% e del 33%); l’indeducibilità degli interessi; il superamento del worldwide tax system a favore del territorial tax system, con l'esenzione totale per i dividendi erogati dalle controllate estere; l’introduzione di una tassa di confine (border adjustment tax); il condono sul rimpatrio dei capitali detenuti oltre i confini americani, pari all’8,75% sulla liquidità e al 3,5% sugli altri guadagni, pagabile in otto anni.

[11] M. Valsania, Senza coperture il debito esploderà, in Il Sole 24 Ore, 27 aprile 2017.

Si veda, inoltre, G. Ip, Corporate Tax Cut as Growth Elixir? Foreign Experience Suggests Caution, in Wall Street Journal, 1 maggio 2017.

[12] A. Cole, Details and Analysis of the Donald Trump Tax Reform Plan, in www.taxfoundation.org.

[13] Per un approfondimento, si veda C. M. Davis, Invoking Cloture in the Senate, Report del Congressional Research Service, 2015.

[14] Per un approfondimento, si veda L. Testa, Prime note sul Budget Process dell’era Obama: un regular desorder «ultima spiaggia» dello scontro politico, in Nomos, 2, 2016; D. Reich, R. Kogan, Introduction to Budget “Reconciliation”,  consultabile al seguente indirizzo: www.cbpp.org/sites/default/files/atoms/files/1-22-15bud.pdf.

[15] Il giornalista Pedro da Costa, in un tweet, ha utilizzato l’immagine di un coniglio che ruba il biscotto ad un neonato per spiegare il budget di Trump.

[16] L. Summers, Trump’s budget is simply ludicrous, consultabile al seguente indirizzo: www.larrysummers.com/2017/05/23/a-budget-warning.