di Tania Groppi 

Già da diverse settimane l’Associazione DPCE si è fatta promotrice di una petizione sulla libertà accademica in Turchia. In essa si fa riferimento al caso del professor Ibrahim Kaboğlu, licenziato con il decreto-legge di emergenza del 7 febbraio 2017.

Un nome tra le decine di migliaia: la cifra dei dipendenti pubblici licenziati ha raggiunto i 150.000 secondo il rapporto de Consiglio d’Europa approvato in allegato alla risoluzione 2156 (2017) del 25 aprile 2017, ai quali vanno sommati i 3.974 licenziati col decreto-legge n. 689 del 29 aprile, tra essi 484 accademici.

Un nome particolarmente significativo, perché il professor Ibrahim Kaboğlu si è opposto, come costituzionalista, all’involuzione autoritaria che dal 2013 caratterizza il governo dell’AKP e, in particolare, alla revisione costituzionale (assai interessanti le interviste rilasciate a Radio radicale). Il suo licenziamento dimostra in modo emblematico come, col pretesto di perseguire i sostenitori di Gülen, considerato dal governo turco all’origine del tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016, le epurazioni siano volte a sbarazzarsi degli oppositori e a generare un clima di intimidazione e paura.

Anche per questo mi pare importante seguire l’evoluzione del suo caso. Ma vorrei aggiungere qualcosa di più. Dietro ai numeri ci sono le persone, ci sono le sofferenze, le difficoltà, il coraggio, i sentimenti di persone in carne e ossa. Nella impossibilità oggettiva di seguire le vicende di tutti, credo sia utile che la comunità accademica mostri vicinanza a coloro con i quali si è in contatto diretto. A me, come a molti di noi, è capitato da due decenni di collaborare col professor Kaboğlu.

Vi propongo perciò di seguito un breve aggiornamento sui ricorsi che il professor Kaboğlu ha presentato. Credo che possano ben sintetizzare la situazione nella quale si trovano tanti cittadini turchi e mostrare lo svuotamento dello stato di diritto in Turchia.

«Ricorsi presentati

I. Prefettura di Istanbul:

  1. Contro il decreto-legge, il 13 febbraio 2017 : nessuna risposta.
  2. Per il passaporto di servizio, il 14 febbraio 2017: a seguito del silenzio della prefettura, è stata presentata richiesta di passaporto turistico, il 14 marzo (sulla base di una circolare del ministero dell’interno del 20 luglio 2016 questa domanda è stata rifiutata).

II. Consiglio superiore dell’istruzione

Ricorso contro il decreto-legge, il 14 febbraio 2017.

Il ricorso è stato rigettato il 23 marzo 2017, indirizzandolo verso la Commissione di controllo sugli atti dello stato di emergenza (prevista dal decreto-legge del 23 gennaio 2017 ma non ancora istituita).

III. Corte costituzionale

Ricorso individuale, 9 marzo 2017.

La domanda di sospensiva, inclusa nel ricorso, è stata rigettata il 13 marzo 2017.

IV. Tribunale amministrativo di Istanbul (decima sezione)

Ricorso per l’annullamento dell’atto di rifiuto del passaporto, il 26 marzo 2017 : nessuna risposta.

V. Università di Marmara

Ricorso per chiedere la motivazione della sanzione applicata col decreto-legge, 6 aprile: nessuna risposta.

VI. Commissione d’esame dello stato di emergenza (da creare)?

Il decreto-legge sullo stato di emergenza n. 685 ha previsto la creazione di una Commissione d’esame entro un mese dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 23 gennaio 2017, per ricevere i ricorsi delle persone colpite dai decreti-legge di emergenza. Questa commissione non è stata ancora creata. Mentre è dubbia l’efficacia di tale commissione, questo ritardo non ragionevole blocca la possibilità di farvi ricorso,

İbrahim Ö. Kaboğlu  (İstanbul, 24 aprile 2017) »