Costantino Mortati

Corigliano Calabro, 27/12/1891-Roma, 25/10/1985

Nato a Corigliano Calabro (Cosenza) il 27 dicembre 1891 in una famiglia di origine albanese, Mortati si laureò a Roma in giurisprudenza nel 1914 (con una tesi discussa con Francesco Filomusi-Guelfi), in filosofia nel 1917 (relatore Bernardino Varisco) e in scienze politiche nel 1930 (relatore Luigi Rossi). Funzionario della Corte dei conti dai primi anni Venti, libero docente e vincitore di concorso a cattedra nel 1936, insegnò a Messina, Macerata (dove fu anche rettore-preside della locale facoltà di Giurisprudenza), a Napoli dal 1942 (Istituto navale e facoltà di Economia) e a Roma dal 1955 (Diritto costituzionale italiano e comparato-facoltà di Scienze politiche, di cui divenne professore emerito), fu membro della commissione per la riorganizzazione dello Stato (la cosiddetta commissione Forti) e dell’Assemblea costituente. Dal 1960 fu giudice della Corte costituzionale (su nomina del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi) e nel 1962 ne divenne vicepresidente. La sua biblioteca è stata donata al Dipartimento di Teoria dello Stato  della Facoltà di Scienze politiche; il  suo  Archivio è  custodito dalla  Fondazione Paolo Galizia-Storia e libertà, istituita da Mario  Galizia. Tra le sue principali opere si ricordano: L'ordinamento del governo nel nuovo diritto pubblico italiano, Roma 1931; La volontà e la causa nell'atto amministrativo e nella legge, Roma 1935; La Costituzione in senso materiale, Milano 1940; La Costituente: la teoria, la storia, il problema italiano, Roma 1945; Corso di istituzioni di diritto pubblico, Padova 1949; successive edd. (con il titolo Istituzioni di diritto pubblico) da 1952 (in 2 voll.) a 1991, a cura di F. Modugno, A. Baldassarre, C. Mezzanotte; La persona, lo Stato e le comunità intermedie, Torino 1959, 1971; Atti con forza di legge e sindacato di costituzionalità, Milano 1964; Le leggi provvedimento, Milano 1968; Lezioni sulle forme di governo, Padova 1973.

La tradizione giuspubblicistica italiana costituisce il prodotto complesso dell’incontro-scontro tra due filoni principali, rappresentati, da un lato, dall’indirizzo storico-politico di origine franco-britannica, dall’altro, da quello giuspositivistico con radici tedesche. Chi tenda ad assolutizzare una sola di queste impostazioni non soltanto tradisce la realtà storica, ma impedisce anche la corretta comprensione di entrambi i suddetti indirizzi e dell’evoluzione complessiva della tradizione stessa. In questo specifico quadro, Mortati è stato lo studioso che ha cercato di fondere in modo originale, anche sulla base di una profonda conoscenza della letteratura internazionale e in particolare di quella tedesca, le due impostazioni del diritto pubblico italiano in una specifica teoria della costituzione nell’ambito della fase terminale del cosiddetto jus pubblicum europaeum, fondato sullo Stato nazionale . Allievo di Luigi  Rossi e  di Sergio Panunzio Sr, Mortati  ha  assunto  dal  primo la  profonda sensibilità storico-comparatistica e dal  secondo  il  taglio speculativo  basato  su  valori  e  principi. La  sua opera  costituisce la piena presa di coscienza della crisi del metodo di Vittorio Emanuele Orlando, con il riconoscimento dell’insufficienza di quella costruzione perfetta e mistica rappresentata dallo Stato puramente giuridico, che lo stesso Santi Romano aveva cercato di riarticolare in un apparente pluralismo istituzionale. Nell’epoca dello Stato  di  massa, l’indirizzo di Mortati costituì un superamento della stessa proposta social-darwinista di Alfredo Rocco, che apparentemente rappresentava una sintesi di aspetti parziali delle posizioni di Orlando e di Gaetano Mosca, e assicurava una formale continuità con la dottrina giuridica del liberalismo oligarchico. Con Mortati si prende piena consapevolezza della rivoluzione delle masse e della necessità di riconnettere politica e diritto, tentando di superare la grande scissione avvenuta dalla metà degli anni Ottanta del 19° sec. e proponendo esplicitamente di giuridicizzare il politico attraverso il riferimento ai principi e ai valori costituzionali, sostenuti dalla forza o dal gruppo di forze che si pongono alla base dell’ordinamento.

Morì a Roma il 25 ottobre 1985.

Fulco Lanchester