di Pasquale Pasquinio - 20 novembre 2017

 

Il fallimento dei negoziati per la formazione di una coalizione di governo in Germania il 19 novembre non segna certo la crisi della democrazia, ma certamente suona come una campana a morte per i sistemi elettorali proporzionali. Non solo la Spagna, e forse l’Italia dopo le prossime elezioni, ma il cuore dell’Unione Europea, il sistema democratico più ricco, solido e stabile del continente si trova di fronte incapacità di formare una maggioranza. La democrazia consociativa, che non aveva funzionato a Weimar, in un contesto per fortuna del tutto diverso, dimostra chiaramente di non essere in grado di trasformare la frammentazione politica, che il sistema proporzionale incentiva, in alleanze in grado di assicurare la funzione di governo della rappresentanza. L’indebolimento e per ora l’impasse in cui si trova la leadership politica tedesca sospende, oltre il governo di Berlino, ogni tentativo comune di riflessione degli stati membri dell’Unione Europea per ridare alla medesima un necessario slancio rinnovato.

Non è chiaro cosa decideranno nei prossimi giorni e nelle prossime settimane Merkel, il presidente Steinmeier ed il Bundestag.

La posizione di Schulz mi sembra, come già dopo il risultato elettorale, irresponsabile. Prima ha spinto Merkel verso una coalizione potenzialmente conservatrice e comunque difficile da realizzare e fragile, se si fosse realizzata. Ora non è chiaro che cosa farà la SPD. Andrà verso nuove elezioni con la speranza, che mi sembra inesistente dopo pochi mesi, di risalire una china su cui sta scivolando quasi tutta la socialdemocrazia europea? Garantirà alla cancelliera un governo di minoranza grazie al voto di sfiducia costruttivo, lasciano peraltro sussistere un esecutivo paralizzato? Sarebbe ora la Germania a copiare la Spagna! Martin Schulz non sembra assolutamente all’altezza del ruolo che la SPD gli ha assegnato.

Tornando al punto di partenza sembra ormai definitivamente evidente che l’unico sistema elettorale che è in grado di produrre governabilità è quello a doppio turno. 

È infatti grazie ad esso che la Francia si trova ad avere un governo, nonostante l’esistenza di 7 gruppi parlamentari in seno all’Assembée Nationale. Dinanzi alle sfide del presente la democrazia rappresentativa non sembra in grado di diventare democrazia governante senza un meccanismo, come quello del doppio turno elettorale, che assegna ai cittadini, grazie al loro secondo voto, la scelta di un partito o di presidente di compromesso. A questi piuttosto che ai partiti politici, dopo il voto proporzionale dei cittadini. Un articolo della Frankfurter Allgemeine che commenta il fallimento delle trattative per la coalizione titola: Die Kleinen wollen größer sein (i piccoli partiti voglio essere più importanti di quello che sono). Il secondo voto, che il sistema del ballottaggio attribuisce agli elettori, fa scegliere loro una maggioranza di governo dando ad essi la possibilità di votare per la forza politica che al secondo turno è in grado di proporre un programma più attraente per il maggior numero di cittadini elettori. Aggirando il niet dei piccoli partiti sulla formazione del governo.