Silvano Labriola

(Napoli, 26 giugno 1935 – Roma, 7 novembre 2005)

Nel ricordare Silvano Labriola non è possibile tenere distinti i due aspetti della sua attività, quello di studioso di diritto costituzionale italiano e comparato e quello di politico, impegnato in particolare nell’istituzione parlamentare. Far politica, assumere cariche pubbliche è stata sorte non rara tra chi studia il diritto costituzionale. É lo stesso oggetto dell’indagine scientifica che fa sentire l’attrazione della politica e spinge verso di essa. E inconcepibile un costituzionalista disinteressato al corso degli avvenimenti politici.  Quel che va sottolineato nell’esperienza di Silvano Labriola è che le due esperienze sono state vissute con eguale pienezza: non si può dire che l’una abbia nella sua vita avuto prevalenza e l’altra assunto un aspetto secondario. Queste due esperienze sono state intimamente correlate e fuse in un’unica vicenda che ha dato frutti importanti sull’uno e sull’altro versante. Ciascuna delle due esperienze ha arricchito l’altra: la conoscenza del diritto pubblico ha guidato l’azione dell’uomo politico nell’intraprendere e sostenere alcune importanti riforme del nostro ordinamento istituzionale; la pratica quotidiana dell’attività politica ha dato linfa concreta alle sue riflessioni teoriche. Credo sarebbe inutile cercare di distinguere e separare i due percorsi della vicenda umana di Silvano Labriola. 

Labriola nasce il 26 giugno 1935 a Napoli. Nel 1960 consegue la laurea in giurisprudenza con il massimo dei voti. Il suo percorso accademico inizia nel 1962, come assistente volontario di diritto costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, per proseguire come assistente di ruolo. Dal 1969  al 1973 è professore incaricato di diritto pubblico regionale presso la facoltà di economia dell’Università di Catania. Negli anni 1973-1978 è professore di diritto italiano e comparato presso l’Università di Salerno. Nel 1978, è chiamato quale professore di Istituzioni di diritto pubblico presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Pisa, dove rimarrà fino al 1994. Dal 1994 al 2005, è professore di diritto costituzionale italiano e comparato presso la facoltà di scienze politiche dell’Università Federico II di Napoli.

Come costituzionalista Labriola non è mai stato un formalista. E' sempre stato attento al dato storico e ad individuare ed evidenziare la concreta realtà socio-politica che è dietro le sistemazioni normative. Non a caso era sempre stato legato ed aveva utilizzato nelle sue indagini il concetto di «costituzione materiale» elaborato da Costantino Mortati. Proprio a tale idea, così feconda di risultati, fu dedicato un convegno, da Labriola organizzato a Siena nel 2001. Il rigore del metodo giuridico restava ben saldo e non vi era una fuga verso i lidi della scienza politica, della sociologia e della storia tout-court, ma l’analisi del dato giuridico veniva sempre contestualizzata e collocata in una prospettiva che ne disvelava l’elemento di politicità sottostante.  In un paragrafo del volume Il Presidente della Repubblica, dedicato al metodo dell’indagine ed all’oggetto dell’interpretazione giuridica, Labriola notava: «Il giurista non può certamente esimersi dalla identificazione dell’effettivo contenuto delle norme, nella sua opera di ricostruzione interpretativa: se così facesse, si porrebbe fuori del campo stesso della sue ricerca. Né può in nessun caso, formulare ipotesi attendibili che siano smentite dal reale svolgimento delle istituzioni, dato questo che è parte della norma, se non la norma stessa nella sua integralità,  e dunque non può essere relegato nella sfera della antigiuridicità. ... Il giurista, indubbiamente, deve conoscere la norma e l’ordinamento per quel che effettivamente sono, e per come agiscono in concreto nella realtà sociale giuridicamente organizzata.  Questo metodo fu seguito fin dai suoi primi saggi e dalle prime monografie Il consiglio supremo di difesa nell’ordinamento costituzionale italiano (1973) e Le informazioni per la sicurezza dello Stato (1978).

Nel 1976 Labriola è eletto deputato nelle liste del Partito socialista italiano, nelle cui fila aveva militato fin da giovane (potremmo anche dire, perché così fu, fin da ragazzo). Tra il 1976 e il 1994, a parte la funzione di presidente del gruppo socialista svolta nella VIII legislatura, egli ha sempre ricoperto incarichi di spiccata valenza istituzionale, nei quali ha potuto riversare la sua specifica preparazione culturale. Ha presieduto la Commissione affari costituzionali dal 1983 al 1992 ed è stato Vicepresidente della Camera dal 1992 al 1994. Ha fatto parte per varie legislature della Giunta per il regolamento, svolgendo un ruolo attivo nelle riforme del regolamento della Camera che contrassegnarono gli anni Ottanta. Infine è stato componente delle Commissioni bicamerali per le riforme istituzionali nella IX legislatura (c.d. commissione Bozzi) e nella XI legislatura (c.d. commissione De Mita-Iotti).  

Della vasta attività di parlamentare di Labriola voglio ricordare due aspetti particolarmente collegati alla sua figura di studioso del diritto costituzionale. In primo luogo, l’impulso da lui dato all’elaborazione di tre leggi che hanno segnato momenti di decisiva innovazione delle nostre istituzioni: la legge sull’ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri e sull’attività di governo del 1988, che ha dato compiuta attuazione al disposto del terzo comma dell’art. 95 della Costituzione ed ha segnato un momento di riordino nella disciplina del sistema delle fonti normative e della stessa forma di governo; la legge sugli enti locali, che ha costituito il superamento di una obsoleta disciplina risalente agli anni Trenta e rappresenta un esempio ideale del connubio fra l’indagine del comparatista (che ha condotto anni di studi preparatori sui regimi delle autonomie locali in Europa, con particolare riguardo ai casi spagnolo e tedesco) e la sensibilità del legislatore, attento alle istanze politiche di riforma del centralismo repubblicano tradizionalmente inteso (a fronte di un dettato costituzionale di segno diverso, che attendeva attuazione); la legge sul procedimento amministrativo e sul diritto di accesso ai documenti amministrativi che ha dato trasparenza all’agire della pubblica amministrazione e ha impostato su nuove basi il suo rapporto con i cittadini.   

L’altro aspetto dell’attività parlamentare di Labriola che ritengo meritevole di una particolare sottolineatura è la sua partecipazione alla Commissione bicamerale per le riforme istituzionali del 1992-1994, nella quale svolse la funzione di relatore sull’argomento della forma di Stato. Con uno spiccato senso della necessità di preservare gli elementi essenziali dell’unità dello Stato, ma anche con la consapevolezza della necessità di rivitalizzare l’allora asfittico istituto regionale, Labriola propose soluzioni all’epoca molto innovative.

 Durante il suo mandato di deputato Labriola proseguì la sua opera di studioso delle istituzioni, sollecitato intellettualmente dall’intensa attività parlamentare che lo vedeva protagonista. Ne sono testimonianza i numerosi saggi raccolti nei due volumi Il Governo ed alcune sue funzioni (1981 e 1984), dedicati non solo allo studio delle funzioni governative, ma anche a quelle delle Camere, in generale al rapporto Parlamento-Governo, al «potere estero» (argomento questo che ha sempre attratto l’attenzione di Labriola). Ne sono altresì testimonianza altre due monografie: quella già citata Il Presidente della Repubblica (1986) e Il Governo della Repubblica: organi e poteri (1989) (un commento alla legge 400/88 che con tanta tenacia aveva voluto quale Presidente della Commissione affari costituzionali della Camera). 

Il 1994 è l’anno che segna una profonda cesura nella vita politica repubblicana. Si applica per la prima volta il sistema elettorale maggioritario in un panorama partitico del tutto   nuovo. Molti dei partiti storici che hanno partecipato all’elaborazione della nostra Costituzione sono scomparsi. Tra questi il Partito socialista di cui Labriola ha sempre fatto parte.  Con grande senso di dignità e orgoglio, Labriola rifiuta nuove collocazioni e si ritira dalla politica attiva. Sceglie di dedicarsi a tempo pieno agli studi e all’Università.

Nel 1995 pubblica la Storia della Costituzione italiana, un’organica ed originale ricostruzione delle vicende costituzionali del nostro paese, che prende l’avvio dallo Statuto Albertino. In essa gli avvenimenti sono sistematizzati secondo il concetto di costituzione materiale e non secondo più consuete periodizzazioni dì tipo formale, con un metodo che intende la comparazione in senso diacronico e permette di ricostruire lo sviluppo storico del sistema costituzionale italiano, evidenziando le trasformazioni complesse che hanno preparato e seguito l’avvento della Costituzione repubblicana.

Nel 1995 assume la direzione della rivista Rassegna parlamentare, pubblicata dall’ISLE. Ogni numero della rivista ha un editoriale non firmato e senza titolo, sempre opera di Labriola che segue così passo  passo l’evolversi della c.d. «transizione». Una stagione di cambiamento profondo, a giudizio unanime, incompiuto, non realizzato in un coerente ed organico disegno di ammodernamento delle nostre istituzioni. É questo il tema che attira maggiormente la preoccupata attenzione di Labriola nell’ultimo decennio della sua attività scientifica. Labriola è stato contrario all’abbandono del sistema elettorale proporzionale e soprattutto non ha condiviso la scelta di passare al sistema maggioritario senza i cambiamenti del testo della Costituzione del 1948 che una tale scelta rendeva necessari per la funzionalità e la stessa coerenza democratica del nostro sistema istituzionale. Negli editoriali della Rassegna parlamentare e in altri saggi (mi limito qui a ricordare la corposa Introduzione al volume Il parlamento repubblicano (1948-1998) della collana del Quaderni dell’ISLE e Principio maggioritario e statuto dell’opposizione negli «Studi in onore di Leopoldo Elia»), Labriola sottopone ad una serrata critica la torsione maggioritaria del sistema costituzionale. Non si arrocca su posizioni pregiudiziali, ma sottolinea l’incapacità di condurre a compimento il mutamento intrapreso, nota le incongruenze e le contraddizioni che via via si manifestano, giunge infine a chiedersi se non più di «transizione» si tratti, ma dell’affermarsi di un nuovo assetto costituzionale confuso e non basato su salde fondamenta.  Attraverso questi numerosi interventi Labriola compone un affresco completo, analitico, realistico delle vicende costituzionali della c.d. «transizione», una ricostruzione delle metamorfosi che subisce nel decennio 1994- 2004 la forma di governo parlamentare italiana. Questi contributi sono oggi raccolti nel volume Silvano Labriola. Editoriali della Rassegna Parlamentare, 1995-2005, a cura di Silvio Traversa e con un’introduzione di Gianni Ferrara.

Nel 1999 Labriola cura il volume Le autorità indipendenti che, in un momento di diffuso consenso per i nuovi organismi, segnala problemi che emergeranno negli anni successivi. Nel marzo del 2002 organizza un convegno presso la Facoltà di scienze politiche Federico II di Napoli in cui la riflessione si apre ai mutamenti giuridici più ampi provocati dalla globalizzazione. «Ripensare lo Stato», titolo del convegno, indica emblematicamente la necessità di rivedere consolidate categorie giuridiche alla luce dei fenomeni di mondializzazione della politica, dell’economia, della cultura. 

Nello stesso anno, crea a Napoli, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università Federico II, con la collaborazione di altri docenti, l’ARSAE (Associazione per le ricerche e gli studi sulla rappresentanza politica delle assemblee elettive) e parallelamente, fa rivivere e dirige una testata storica della cultura giuridica del Mezzogiorno, il Filangieri.

L’ultima fatica di Labriola è la cura degli Studi per il sessantesimo anniversario dell’Assemblea Costituente, una raccolta promossa dalla Fondazione della Camera dei Deputati, a quel tempo presieduta da Giorgio Napolitano. I quattro volumi, sotto il titolo “Valori e principi del regime repubblicano, sono stati pubblicati postumi nel 2006. L'opera, per la completezza del suo impianto e la profondità dei contributi in essa contenuti, offre un panorama completo e meditato delle problematiche costituzionali sviluppatesi dai tempi della Costituente.

Nel frattempo, Silvano Labriola era stato colpito da un male incurabile che affrontò con forza d’animo, dignità e serenità di spirito. La malattia non lo distolse dalla sua attività di studioso, ma lo portò ad una prematura scomparsa il 7 novembre 2005.   

                                                                                           Vincenzo Lippolis